Ci siamo. Venerdì prossimo sarò alla partenza dell‘Israman 70.3. La prima gara dell’anno, un mezzo ironman nel deserto israeliano. Non so come sarà. Ho deciso di partecipare a questa gara poco più di un mese fa. E la preparazione non è stata facile. Il freddo di questi giorni, il lavoro e tutto il resto… Insomma è stato complicatissimo riuscire a tirare il filo di un minimo di allenamento soprattutto in bici: avrò si è no 300 km nelle gambe in questa stagione che è davvero poca cosa per una gara del genere. Ma ho deciso di onorare l’invito degli organizzatori e di partecipare al primo mezzo ironman dell’anno. Fa un po’ strano da qui, da Milano, pensare di mettersi a nuotare in mare per 1.900 metri alle 7 di mattina il 27 gennaio. Certo a Eilhat sarà un po’ più caldo di qui, ma neanche tanto.
Gli iscritti sono circa duemila. Ci sarà anche una staffetta particolare. Una staffetta della pace, multireligiosa. Che in questa terra martoriata ha più di un significato sportivo, con una formazione unica nel suo genere, che vede protagonisti anche noi italiani: nel nuoto, gareggerà l’olimpionico Guy Barnea, atleta israeliano di fede ebraica, in bici salirà il nostro Claudio Chiappucci e concluderà il trittico la maratoneta Haneen Radi, runner israeliana di religione islamica. Una formula analoga a staffetta verrà poi riproposta domenica 11 giugno 2017 a Venezia con la seconda edizione di Challenge Venice.
La cosa particolare dell’Israman, il triathlon più importante che si svolge in Israele su distanza full (3,8k swim+180bike+42run) e su distanza half, quella che farò io che comunque non è propriamente una passeggiata (1,9k swim,+ 90bike +22 run), è che ci sono un sacco di salite ed il panorama in cui si svolge la gara è davvero diverso da tutto, straniante, lunare. Un paesaggio tipo Marte, perché si pedala lungo la statale 12 che sale sui monti che circondano la città di mare di Eilhat come una corona e portano al deserto del Negev. Il deserto, con i suoi colori e i suoi silenzi. Si parte con una temperatura mite e si arriva dopo circa 8-900 metri di dislivello a una quota che sfiora i mille metri, dove può fare molto freddo e bisogna coprirsi. Una volta arrivati su (e speriamo di riuscire ad arrivare a questo punto della storia) si passa alla seconda transizione, la T2, e si comincia a correre la mezza maratona. Ma… in discesa. Sì, proprio così, l’ultima parte della gara si corre per diversi chilometri in discesa (600 metri di dislivello negativo), con evidenti preoccupazioni per i garretti, i ginocchi, le caviglie dei malcapitati triathleti, con tanti infortuni in agguato che possono capitare correndo all’ingiù. Andrà come andrà. Come tutte le cose nuove, e le piccole grandi avventure che ci possono capitare sulla strada, mi pongo davanti a questa nuova sfida con attesa ma anche tanta curiosità. Conoscerò tanta gente, visiterò posti nuovi, dalle foto viste da qui mi sembra di poter dire, bellissimi. Ve li racconterò al mio ritorno se avrete la pazienza di seguirmi su queste pagine virtuali. Buona vita. Io vado a fare il mezzo ironman in Israele. Pedalando e correndo nel deserto.