Ogni sfida è tale se si porta con sé un elemento di incertezza nel successo. Ma ce la farò a finirla? Non è troppo questo per me?… L’ultima sfida per me in ordine di tempo è lo swim run, una strana disciplina nata qualche anno fa nei mari freddi del nord, in Svezia, con la Otillo, una gara di endurance in cui degli atleti con le scarpe da running e la muta nuotano e corrono, senza soste, attraversando il mare e una decina di isolette davanti a Stoccolma. Me ne avevano parlato qualche anno fa prima dell’Eroica, davanti a un piatto di pasta fatta in casa e di un bicchiere di vino rosso, un gruppo di simpatici ragazzi svedesi. Gente creativa, start upper, hipster flippati per la bici vintage, venuti a pedalare sugli sterrati attorno a Gaiole con le loro due ruote d’epoca made in Sweden. Dopo l’Ironman, le ultramaratone e le granfondo piene di salite e salite pensavo di aver fatto tutto. E invece mi hanno parlato di questa strana competizione da pazzi davvero estrema in cui si nuota con le scarpe e si corre con la muta. Dopo tanto frullare in testa, e con la paura di non farcela, oggi mi sono finalmente iscritto alla prima edizione della Swim Run Cheers che si terrà sabato prossimo tra Lago Maggiore e Lago di Mergozzo, in uno scenario fantastico. La versione long distance che vorrei portare a termine prevede un percorso di quasi 12 chilometri a nuoto e di circa 28 di corsa. La corsa non mi fa paura. Ma il nuoto sì, con le scarpe che galleggiano e ti impediscono in pratica di usare le gambe. Nello swim run si nuota con le palette e il pullboy in mezzo alle gambe. All’inizio non avevo capito perché. Pensavo che gli atleti le usassero per andare più veloci. Invece non è così: si usano le palette perché nuotare con le scarpe è davvero tosto. In pratica è come non averle le gambe, muoverle e non muoverle è lo stesso se hai le scarpe in acqua: è come essere un nuotatore paralimpico delle categorie S4 o S5 che non muove le gambe. Si avanza solo con le braccia e il pullboy che ti tiene il corpo sù. Anche la corsa di resistenza con la muta addosso non è facile considerando che non siamo in Svezia e che in Italia la temperatura in questo periodo dell’anno supera i 30 gradi. Provate a correre per 30 km sotto il sole a mezzogiorno. Ebbene, provate ora a pensare che cosa può essere la stessa cosa indossando una muta in neoprene che ti impedisce la sudorazione (e aumenta il rischio disidratazione).
Sarà durissima ma infine ho deciso di iscrivermi alla prima edizione della Swim Run Cheers. Mi sono preparato meglio che potevo nell’ultimo mese, nuotando in mare ogni giorno durante le mie vacanze e correndo sotto il sole. Però davvero nuotare con le scarpe è un’altra cosa. E la paura di non riuscirci, vi confesso, non manca. Stamane ho rotto le riserve dopo una prova di nuoto di un’ora circa con mio figlio Simone al Lago di Monate. Lui, giovane campione italiano di nuoto paralimpico, si è offerto di scortarmi. Ebbene sono riuscito a stargli dietro anche se ero come un pinguino con muta, scarpe da jogging, pullboy e palette alle mani. Abbiamo attraversato il Lago di Monate per lungo a un buon ritmo e poi siamo tornati indietro.Davvero non è facile nuotare con le palette. Le prime volte che lo facevo alla fine avevo male ai polsi. Bisogna imparare a prenderle bene, cercando la posizione migliore per la mano (l’ho trovata: grazie Simo) e poi sforzarsi di tenere il braccio dritto per non pesare troppo sul polso quando si spinge sull’acqua. Dopo la prova di oggi sono più tranquillo: ho capito come si fa. Mi aspetta sabato una piccola grande impresa. Spero di farcela. Se sopravvivo alla Swim Run Cheers ve la racconterò la prossima settimana su questo diario virtuale. Buona vita.
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